Crostacei in svezzamento

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crostacei in svezzamento

CROSTACEI IN SVEZZAMENTO

Considerato che l’inserimento dei crostacei nella dieta dei bambini causa sempre discussioni, approfondiamo l’argomento.

I crostacei (scampi, gamberi, mazzancolle, canocchie, granchi, astici, aragoste) possono essere offerti ai bambini fin dai 6 mesi, come parte della dieta variegata. Ad esempio, L’EPA e la FDA, elencano i crostacei come un pesce di “buona scelta” nella dieta dei bambini.

Sotto i 5 anni possono essere offerti solo i crostacei completamente cotti, lavorati termicamente, considerato l’elevato rischio di infezione da batteri patogeni.

I crostacei piccoli possono essere dati interi, mentre quelli grandi sono da tagliare per lungo in modo da evitare forme rotonde, che possano causare il soffocamento.

I crostacei sono inclusi tra i 14 grandi allergeni. Questo è probabilmente il motivo per cui le vecchie raccomandazioni “permettono” l’inserimento dei crostacei solo dopo i 3 anni. Ricordiamo, però, che le ultime linee guida dell’allergologia, dicono che l’esposizione precoce ai grandi allergeni è un’eccellente prevenzione nello sviluppo di allergie alimentari, rinite allergica ed eczema in età adulta. Pertanto, è importante introdurli nella dieta del bambino entro l’anno.

Attenzione, se ci sono già allergie alimentari in famiglia, specialmente con reazioni gravi, bisogna consultare un allergologo per programmare l’inserimento.

I crostacei sono ricchi di oltre 20 vitamine e minerali: ferro, iodio, magnesio, fosforo, zinco, calcio, selenio, B12 ed altri. Una porzione di gamberi da 85 grammi fornisce il 50% dell’assunzione giornaliera di selenio.

I crostacei sono una fonte di proteine magre sane. Circa il 90% delle loro calorie proviene dalle proteine ed il resto dai grassi.

I crostacei sono una fonte di acidi grassi omega-3 e omega-6, vitali per il nostro corpo. Molti di loro si trovano esclusivamente nel pesce e nei frutti di mare.

Si consiglia di consumare 2-3 porzioni di pesce e frutti di mare a settimana. I crostacei sono perfetti come una di questa porzioni. Possono essere consumati come piatto unico, come ingrediente per la pasta o il risotto.

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Anche così va bene!

così va bene

ANCHE COSÌ VA BENE!

Ricordo lo svezzamento del mio primo figlio: compravo verdura biologica solo per lui, la carne speciale, il pesce pescato… tanti soldi e tanta fatica per poi vedere queste cose finire nella spazzatura, perchè lui non ne voleva sapere.

Con la seconda figlia siamo partiti subito con l’autosvezzamento e con quello che mangiava la famiglia, ma comunque cercavo delle ricette speciali e piatti elaborati.

Mi ricordo la frustrazione infinita con il primo figlio che non mangiava e la stanchezza immensa con la seconda perché dovevo essere “all’altezza delle sue esigenze”.

Cari genitori, tutto questo non serve! Non siete obbligati a comprare il biologico “per il bambino” o spendere il doppio per del cibo “per bambini”.

Non siete neanche tenuti a cucinare ad ogni pasto qualcosa di elaborato. Rilassatevi, non è una gara di alta cucina. Vanno benissimo piatti semplici, quello che mangiate di solito.

Va anche bene non cucinare proprio qualche volta e proporre ciò che avete già nel frigo. Se non cucinate un pasto fresco fatto di ingredienti attentamente selezionati ogni volta, non diventate dei pessimi genitori, nessuno vi giudicherà o metterà un voto basso in genitorialità.

Va bene così. Qualche volta metterete in tavola un piatto più elaborato e altre affetterete una mozzarella, del pane e un pomodoro. L’importante è che vi farà stare sereni ed eviterà ansia e sensi di colpa.

Ricordatevi sempre, che lo spirito con cui ci sediamo a tavola e l’atmosfera che si crea durante i pasti è fondamentale. Una mamma serena, rilassata, priva di sensi di colpa è una mamma che può dare tanto al proprio figlio, molto più di una pietanza super elaborata e faticosa da cucinare.

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Perchè mio figlio lancia il cibo?

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PERCHÉ MIO FIGLIO LANCIA IL CIBO?

È difficile accettare che il bambino non mangi tutto e che qualcosa venga gettato “al vento”.

Come comportarsi?

📌 Non reagire. I bambini spesso compiono azioni solo per generare la reazione dei genitori. Più intensa è la reazione (risate, irritazione), più spesso la ripeteranno. Nessuna reazione > nessuna azione.

📌Potrebbe essere anche il contrario: il bambino riceve poche attenzioni e cerca di attirare ad ogni costo. Lanciare il cibo funziona alla grande. Trascorrere più tempo con lui fuori dai pasti è un modo per non dover lottare per la vostra attenzione durante i pasti.

📌Lanciare oggetti e guardarli cadere è una fase del loro sviluppo. È così che studiano il mondo: lo lanciano e guardano come cade, come si appiattisce sul pavimento, che rumore fa, etc. Passerà. Potete dire a vostro figlio che il cibo sta sul tavolo e si può lanciare una pallina, per esempio.

📌 Potrebbe lanciare il cibo, perché non lo vuole e non sa dove metterlo. Dategli un piatto per gli scarti e spiegategli di mettere ciò che non vuole, lì.

📌 Evitate frasi con “non”. È meglio dire cosa “dovrebbe” fare, piuttosto che cosa “non dovrebbe”. Questo rende più facile capire cosa ci si aspetta da lui. Invece di dire “non buttarlo”, provate con “mettilo qui se non lo vuoi”.

📌 È sazio. Se non sa ancora parlare, pronunciate una “parola in codice” che indicherà la fine del pasto. Il termine breve e conciso “basta”, inteso anche come “abbastanza”, è facile da capire. Quando Caterina ha iniziato a lanciare il cibo, abbiamo detto “basta” e poi sparecchiato. Ha capito subito il significato della parola e presto ha iniziato a pronunciarla, invece di lanciare i broccoli per terra.

📌 Anticipatelo: se il bambino sta agitando il pugno con il cibo, intercettatelo con dolcezza e dirigetelo verso il piatto degli scarti. Successivamente spiegate di nuovo cosa fare con il cibo che non vuole più.

‼️Parola d’ordine: serenità. Comunicate sempre in modo gentile e sereno, così che le vostre azioni non vengano percepite come aggressioni o punizioni.

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Abituare al cucchiaino prima dei 6 mesi

abituare al cucchiaino

ABITUARE AL CUCCHIAINO PRIMA DEI 6 MESI SI PUÒ?

Confessate, quante volte avete sentito il consiglio: “Inizia a dare la purea di frutta dai 4 mesi per abituare il bambino al cucchiaio”? Sono sicura, molte volte!

Vediamo, perché questo consiglio non è da seguire.

1️⃣La purea di frutta è già un alimento complementare. Qualsiasi alimento o bevanda diversa dal latte materno o in formula, è considerato un alimento complementare. Quindi, cercando di “abituare” il bambino al cucchiaio, iniziamo prematuramente l’introduzione degli alimenti complementari (svezzamento). Tutte le organizzazioni autorevoli, però, concordano sul fatto che ciò dovrebbe avvenire a circa 6 mesi e in presenza di tutti i requisiti (c’è un articolo su questo, scorrete la bacheca).

2️⃣ È impossibile “abituare il bambino al cucchiaino” in senso classico. Di solito questa frase significa “far smettere al bambino di rifiutare il cucchiaio e sputare il contenuto”. Ma il responsabile di questo è il riflesso di estrusione, è automatico, quando tocchiamo le labbra del bambino, lui tira fuori la lingua e spinge fuori tutto ciò che ha in bocca. Questo riflesso svanisce intorno ai 5-6 mesi. Non possiamo “addestrarlo” in alcun modo, scomparirà in modo naturale. Non ha senso, in questo contesto, “abituare” il bambino al cucchiaio. Il bambino continuerà a sputare il suo contenuto fino a quando il riflesso non svanirà.

Come si può allenarsi per l’uso del cucchiaino?

✅️ Permettere al bambino di giocarci fuori dei pasti, prima dell’inizio dello svezzamento (ne ho parlato in un articolo precedente). Questo, non solo lo introduce all’argomento, ma lo aiuta ad imparare come portare il cucchiaio alla bocca prima dell’inizio dei pasti. Imparerà anche a capire dov’è la sua bocca.

✅️Praticare pasti condivisi regolari: il bambino vede come gli adulti usano le posate, mostra curiosità, sviluppa il desiderio di imitarli.

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Come prepararsi allo svezzamento

come prepararsi allo svezzamento

COME PREPARARE IL BAMBINO ALLO SVEZZAMENTO?

Chi di voi non si è chiesto almeno una volta, se esiste un modo per “preparare” il bambino all’introduzione dei cibi complementari, così da rendere lo svezzamento un momento sereno e felice per tutta la famiglia? Ebbene ne esistono diversi!

1️⃣Praticare il “tummy time” quotidianamente, fin dai primi giorni di vita. Cominciate col mettere il bimbo a pancia in giù sul vostro petto, poi, magari, sul fasciatoio durante il cambio del pannolino. All’inizio basteranno pochi minuti, che diventeranno sempre di più durante la crescita. Lo stare a pancia in giù favorisce lo sviluppo e il rafforzamento dei muscoli, che in seguito permetteranno al bambino di stare seduto in autonomia e nutrirsi in sicurezza

2️⃣Portare regolarmente il bimbo a tavola con voi durante i pasti a partire dai 3 mesi. Ciò aiuta il bambino a vedere il pasto come una routine quotidiana, aiuta a capire come interagire con il cibo e le posate, e stimola l’interesse per il cibo.

3️⃣Portare il bimbo in cucina anche durante la preparazione dei piatti. Anche questo permette di osservare gli alimenti al di fuori dai pasti e stimolare l’interesse per essi.

4️⃣Permettere (stimolandolo) al bambino di portare degli oggetti alla bocca (sempre in sicurezza). Questo stimola la coordinazione “occhio-mano-bocca” e fa comprendere la posizione della bocca sul viso, agevolando l’inizio del divezzamento.

5️⃣Lasciare che il bambino giochi con posate, bicchieri e piatti, fuori dai pasti, ancora prima dell’inizio dell’introduzione dei cibi complementari. In questo modo familiarizzerà con essi e perderà l’interesse verso questi oggetti e non rovescerà il piatto a tavola. Sarà infatti più interessato dai diversi alimenti e non dalle stoviglie, durante lo svezzamento.

6️⃣Mettere il bambino seduto (semiseduto) nel suo seggiolone ancora prima dell’inizio del divezzamento. In questo modo imparerà a conoscerlo e si abituerà alla nuova postazione prima di iniziare il suo nuovo percorso, rendendo i pasti più sereni e meno stressanti per lui.

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Sostituire le poppate: come e quando?

sostituire le poppate

SOSTITUIRE LE POPPATE: COME E QUANDO?

Lo svezzamento e l’allattamento sono due processi paralleli, che coesistono e non interferiscono tra loro.

Non bisogna cercare di sostituire l’allattamento con gli alimenti complementari, soprattutto nella fase iniziale.
Il nostro obiettivo non è quello di far saziare il bambino con i solidi, ma di permettergli di scoprire e sperimentare nuove consistenze, gusti, forme, odori e temperature.

Fino ad 1 anno, il latte rimane la base dell’alimentazione di un bambino. Per citare l’OMS: “Il latte materno è un’importante fonte di energia e nutrienti per i bambini di età compresa tra 6 e 23 mesi. Può fornire metà o più del fabbisogno energetico di un bambino di età compresa tra 6 e 12 mesi”.

Pertanto, la sostituzione categorica dell’allattamento con gli alimenti complementari dovrebbe avvenire dopo 1 anno.

Nei primi mesi dello svezzamento, se i genitori notano che il bambino rifiuta le poppate a favore dei pasti, ha senso limitare la quantità di questi ultimi, per favorire le poppate.

Come avviene la sostituzione delle poppate con i cibi complementari?

In modo graduale e no, non possiamo controllare questo processo, il bambino lo farà da solo. Ogni giorno mangerà più cibi solidi, riducendo la frequenza e/o la durata delle poppate.
Per ogni bambino ciò accade nel momento appropriato.

È una buona regola, fino ad 1 anno di vita, offrire il latte sia 30-40 minuti prima del pasto solido, sia subito dopo.

Lo facciamo perché il bambino a 6 mesi non sa che gli alimenti complementari possono saziarlo. L’unico modo che conosce per soddisfare la fame è l’allattamento. Mangiare del cibo per lui è un curioso rito che mamma e papà ripetono ogni giorno. Inizia quindi a mangiare i solidi per curiosità e non per fame.

Un bambino, nella fase iniziale dello svezzamento, non dovrebbe mai sedersi a tavola affamato, perché sarebbe nervoso e vorrebbe mangiare e per lui vale a dire latte materno o artificiale. Col tempo, quando capirà che anche il cibo dà sazietà, lui stesso inizierà a rifiutare le poppate prima dei pasti.

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Ma il bambino così si strozza!

ma così si strozza

MA COSì IL BAMBINO SI STROZZA!

Confessate, quante di voi hanno pensato così all’inizio dell’introduzione dei cibi in pezzi? Effettivamente, potrebbe sembrare così, ma quasi sempre ciò che accade al bambino è un semplice riflesso di vomito (chiamato anche il gag reflex o il riflesso faringeo). Non è nulla di cui avere paura, anzi, è un segnale positivo, che ci fa capire che il corpo del bambino sta funzionando esattamente come dovrebbe!

Cos’è il riflesso faringeo (RF)?

E’ un meccanismo di protezione dal soffocamento che si attiva quando:

✔️Il bambino sperimenta una consistenza sconosciuta o sgradevole (anche se l’alimento è già familiare)

✔️ Il pezzo è troppo grande per lui e, con l’aiuto del RF, il corpo avvisa il bambino che il cibo dev’essere ulteriormente sminuzzato prima di deglutire

✔️ Il pezzo è andato troppo in profondità. Qui il RF aiuta a spostarlo nella parte anteriore della lingua per essere “lavorato” ancora.

❗Il riflesso faringeo non indica che:

❌ Al bambino non piace il cibo (anche se ciò è possibile)

❌ Il bambino non è ancora pronto a gestire il cibo in pezzi (anzi, se il RF interviene, allora tutto procede correttamente)

Quando si attiva il RF, non dobbiamo fare nulla se non incoraggiare il bambino. Niente facce spaventate o salti di paura. Accompagnate il bambino in questi istanti con serenità, per lui è una reazione naturale, non lo spaventa. Infatti, se osserviamo i bimbi dopo il gag reflex, quasi sempre continuano a mangiare come se nulla fosse. Se noi, invece, gli mostriamo che siamo spaventati, gli “insegniamo” che è una cosa di cui aver paura e successivamente potrebbe spaventarsi anche lui.

Quando la situazione diventa pericolosa?
Se vi sembra che il bambino stia soffocando, analizzate questo:

🔥 Se il bambino ha un colorito rosso ed è rumoroso, sta bene. L’aria entra nei polmoni. È al sicuro e sta bene. Non interferite, rimanete lì a supporto.

🔥 Se il bambino è silenzioso e ha un colorito bluastro, sta soffocando. Ha bisogno di essere soccorso urgentemente!

‼️Rispettate sempre i tagli sicuri (la guida sui tagli è in biografia) e fate un corso di disostruzione pediatrica.

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Tagli sicuri: Fragole

tagli sicuri fragole

TAGLI SICURI: FRAGOLE

In prossimità della stagione delle fragole ricevo tantissime domande: quando si possono dare? Come tagliarle? E’ rischioso per le allergie?

Scopriamolo.

Le fragole possono essere offerte ai bambini dai 6 mesi di età, ma è importante seguire le regole di sicurezza per servirle.

Considerata la loro forma conica e la superficie abbastanza liscia, le fragole devono essere tagliate in 4 o più spicchi (a secondo della dimensione della fragola).

E’ importante, quindi, evitare forme cilindriche e rotonde, attraverso il taglio corretto.

Sì, le fragole possono causare allergie, proprio come qualsiasi altro alimento, ma non sono incluse nell’elenco dei 14 allergeni più comuni. Una reazione allergica può verificarsi solo in rari casi (3-4% nei bambini sotto i due anni e 0,5-1% nei bambini più grandi) e non necessita un inserimento specifico.

Ricordate che evitare un alimento a causa del rischio di allergie può essere controproducente. I recenti studi ci dicono infatti, che introdurre un potenziale allergene all’inizio dello svezzamento dai 6 mesi, riduce il rischio di sviluppare un’allergia da grandi, proprio al contrario di ciò che si credeva in passato.

Le eruzioni cutanee leggere dopo il consumo di fragole non sono sempre un indicatore di allergia. Potrebbe essere solo una reazione cutanea locale. Pertanto, è importante contattare un allergologo per confermare la diagnosi e non escludere questo alimento dalla dieta del bambino senza una reale necessità.

Curiosità: le proteine delle fragole che causano una reazione allergica sono sensibili al calore, questo significa che se cotte potrebbero non causare una reazione acuta. Pertanto, spesso le persone che hanno una reazione alle fragole fresche, possono mangiare la marmellata senza problemi.

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Svezzamento classico? no obsoleto!

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SVEZZAMENTO CLASSICO? NO OBSOLETO!

Spesso cominciate le vostre domande con “abbiamo fatto lo svezzamento classico”, intendendo i crono inserimenti, l’utilizzo del brodo vegetale, le pappe con le farine, date ai bambini per giorni di fila…

E’ arrivata l’ora di dirvelo: questo non è un approccio classico, è obsoleto.

Lo scrivo non per far sentire sbagliate le mamme che hanno seguito quella linea e che hanno fatto ciò che credevano giusto. Lo scrivo per farvi capire che non siete obbligate a continuare così.

Vediamo cosa c’è di “classico” e cosa di “obsoleto”.

Classico:

✅️Iniziare con le consistenze cremose per poi a breve passare alle consistenze più solide e al finger food.

Obsoleto:

⛔️Iniziare prima dei 6 mesi in assenza di tutti i requisiti

⛔️Offrire le pappe (a base brodo vegetale) con diversi alimenti mescolati dentro

⛔️Introdurre un alimento alla volta

⛔️Introdurre alimenti in ordine specifico

⛔️Far mangiare una determinata quantità di cibo a tutti i costi

⛔️Prolungare il periodo delle consistenze cremose oltre agli 8 mesi

⛔️Sostituire subito le poppate con i cibi complementari

⛔️Utilizzare il cibo “per bambini”

Se un pediatra vi consiglia uno di questi ultimi punti non abbiate paura di affrontarlo, di fare domande e chiedere chiarimenti. Appellatevi alle linee guida delle organizzazioni autorevoli come OMS (WHO) o UNICEF sull’alimentazione dei lattanti e dei bambini fino a 3 anni.

Gli studi recenti dicono chiaramente:

“I bambini mangiano di più quando ricevono una dieta varia, rispetto a quando hanno una dieta limitata e monotona. Offrire una dieta varia serve anche a migliorare l’appetito. Molte caratteristiche, quali il sapore, l’aroma, l’apparenza e la consistenza, influenzano il consumo alimentare dei bambini.”

“L’uso di alimenti complementari di origine industriale può ritardare l’accettazione della dieta familiare.”

“Aumentare la varietà dei cibi serve ad accrescere l’accettabilità di sapori differenti.”

“Il latte materno o in formula deve rimanere la fonte primaria di nutrienti per tutto il primo anno di vita.”

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Non porta il cibo alla bocca

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NON PORTA IL CIBO ALLA BOCCA

“Perchè mio figlio non porta il cibo alla bocca. Come posso aiutarlo?”

1️⃣Il bambino non capisce cosa ci aspettiamo da lui. Probabilmente, perché non mangiate tutti insieme e non vi ha mai visto portare il cibo alla bocca. Come fa a capire se non l’ha mai visto?

✅️Per insegnare qualcosa a un bambino, dobbiamo prima dare l’esempio. Loro imparano grazie ai neuroni a specchio, osservando ed imitando. Per questo, cercate di mangiare sempre insieme.

2️⃣Il bambino è stato imboccato prima e non sa che ora deve mangiare da solo. Per lui essere imboccato è la norma.

✅️Aiutatelo a capire come si fa. Tutti a tavola davanti al proprio piatto, bambino incluso, iniziate a mangiare, a quel punto lui si aspetterà di essere imboccato. Aiutatelo con il primo boccone o cucchiaio già pronto. Tornate al vostro piatto e mangiate 2-3 bocconi. Se non cercherà di mangiare da solo, aiutatelo ancora una volta. Continuate così fino a che non inizierà a mangiare da solo.

3️⃣Il bambino non ha mai avuto possibilità di portare nulla alla bocca. Probabilmente, per paura dello “sporco”, i suoi caregivers gliel’hanno impedito e ha smesso di provarci.

✅️Cominciate a normalizzare il “mouthing” (mettere cose in bocca). Stimolatelo a farlo con dei giochi, gadget per la dentizione, facendogli capire che si fa.

4️⃣Fa parte del carattere del bimbo. Non è il tipo che porta cose alla bocca da solo, ma piuttosto aspetta che le cose gli siano proposte.

✅️Prendete pezzetti di cibo o cucchiaio carico e portateli all’altezza del suo sguardo, invitandolo a prenderli. Attirate la sua attenzione e aspettate che tenda la mano per farlo.

5️⃣Il bambino è sensibile al tatto e non gli piace toccare il cibo. Succede con i bimbi altamente sensibili.

✅️Aiutatelo ad utilizzare le posate per non dover usare le mani. Lavorate sulla sua accettazione delle manine sporche fuori dai pasti, giocando con i colori a dita, con terra, sabbia o plastilina etc.

6️⃣Nel caso in cui notiate che il bimbo non ha mai provato a portare proprio nulla alla bocca (nemmeno i giochi), parlatene con il pediatra.

🔥Affrontiamo questo e tutti gli altri aspetti nel video corso “Svezzamento e Autosvezzamento con Piacere”, scopri tutti i dettagli qui.

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