Succhi VS Frutta

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Succhi VS Frutta

Tutti sanno che lo zucchero dovrebbe essere evitato nella dieta dei bambini fino a 2 anni di età per vari motivi di salute. Ma per quanto riguarda la frutta? Anch’essa contiene zucchero.

❗La frutta contiene tantissime fibre. Pertanto, quando un frutto entra nell’apparato digerente, non tutto lo zucchero viene immediatamente assorbito dall’organismo, ma viene “trattenuto” dalle fibre stesse del frutto, che lo stomaco è “costretto” a digerire, prima di poter “arrivare” allo zucchero. Grazie a ciò, non avviene nessun passaggio repentino dello zucchero nel sangue.

Cosa che non si può dire del succo di frutta, concentrati, spremute etc. Essendo allo stato liquido, la quantità di fibre è minima o totalmente assente. C’è molto più zucchero di un frutto, in un bicchiere di spremuta c’è l’equivalente di 2 o 3 arance senza fibre.

Ecco un esempio pratico:

1 bicchiere di succo d’arancia (240 ml) che solitamente beviamo con disinvoltura contiene:

24 gr di zucchero (25gr il valore massimo giornaliero raccomandato🙈)
0,5 gr di fibra (se non filtrato, altrimenti 0 gr)

1 arancia grande intera (200gr senza buccia) contiene:

16 gr di zucchero
3,2 gr di fibra totale

Notato la differenza?

❓Quanti frutti si possono mangiare?

L’OMS raccomanda 5 porzioni di frutta e/o verdura al giorno. E non c’è alcuna differenza fondamentale se sarà solo frutta, solo verdura o entrambi.

❓Quando è possibile offrire succo di frutta ai bambini?

Non prima di un anno di vita, ma è meglio aspettare i due. Se volete davvero offrire succhi freschi, diluiteli con acqua e, in ogni caso, limitate il volume a 120 ml al giorno.

Anche quando sulla confezione del succo c’è scritto “senza zuccheri aggiunti”, contiene comunque fruttosio che, senza fibre, equivale ad uno zucchero libero.

Detto ciò, non voglio demonizzare succhi e spremute, ma sottolineare che ai bambini piccoli non vanno dati e per i grandi serve moderazione.

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Alimentazione responsiva

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Alimentazione responsiva

Ogni volta che avete dubbi se state facendo la cosa giusta con l’alimentazione di vostro figlio, pensate all’alimentazione responsiva. Troverete così sempre la risposta ai vostri dubbi.

Cos’è!?

È la capacità di notare i segnali verbali e non, di fame e sazietà, che un bambino ci invia e la capacità di rispondere in modo tempestivo. Indipendentemente dall’approccio all’alimentazione complementare, rispondiamo SEMPRE a ciò che sta cercando di dirci.

Quando ci invia segnali di fame, il nostro compito è offrirgli prontamente il cibo. Quando ci fa capire che è sazio, bisogna smettere di offrire cibo o di insistere nel far finire la porzione.

Alimentazione responsiva:

✅️Aiuta il bambino a capire che il mondo che lo circonda è attento a lui, gli adulti lo capiscono e sono sempre pronti a rispondere alle sue richieste. Si forma l’attaccamento sicuro.

✅️ Contribuisce allo sviluppo di un comportamento alimentare sano: il bambino non mangia troppo, impara a riconoscere i segnali del proprio corpo.

✅️ Riduce lo stress e rende i pasti in famiglia piacevoli per tutti.

Notiamo facilmente i segnali di fame, ma abbiamo difficoltà con i segnali di sazietà, ci sembra sempre che il bambino non abbia mangiato abbastanza.

‼️Segni che il bambino è pieno:

⛔️Sputa il cibo o allontana un cucchiaio

⛔️Si spazientisce a tavola ed è facilmente distratto da qualsiasi altro stimolo

⛔️Chiude la bocca e serra le labbra quando gli si offre del cibo

⛔️ Si allontana dal cibo

⛔️Gioca con il cibo, lo lancia e non lo porta alla bocca

Se il bambino si comporta come sopra, ha mangiato abbastanza. Fermatevi, non tentate più di dargli da mangiare.

⚠️Cercare di convincere un bambino a mangiare “un altro cucchiaio” o cercare di imboccarlo con canzoni o gadget, NON è un’alimentazione responsiva.

L’alimentazione responsiva è quando il genitore propone e il bambino decide. Non rompete il meccanismo naturale di autoregolamentazione che funziona perfettamente nei bambini piccoli. Questa capacità è innata e si nota soprattutto durante l’allattamento al seno.

Commenti e risposte QUI

Parliamo di questo ed altri aspetti nel video corso “Svezzamento e Autosvezzamento con Piacere” – SCOPRI DI PIÙ 

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Agrumi: quando e come offrirli?

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Agrumi: quando e come offrirli?

È la stagione delle arance, dei mandarini, dei limoni, del pomelo e dei pompelmi…e con essa, affermazioni tipo “cosa? si possono dare anche le arance?”

Quindi quando si può?

✅Gli agrumi possono essere offerti ai bambini dai sei mesi. No, non devono essere esclusi dalla dieta.

⛔Non sono inclusi nella lista degli allergeni più comuni. In generale, le allergie a frutta e verdura sono estremamente rare.

✅ Sì, gli agrumi contengono istamina e possono provocare una reazione cutanea sia nei bambini, sia negli adulti. Ma NON è un’allergia!
La reazione è direttamente correlata alle quantità consumate. Potrebbe non esserci una reazione con un mandarino, ma essercene con due. In questo caso non è necessario escludere completamente il prodotto dalla dieta, ma trovare semplicemente la dose alla quale la reazione non si manifesta.

🔥Gli agrumi contengono vitamina C che favorisce l’assorbimento del ferro e rafforza anche le difese immunitarie.

In che quantità?

Se non ci sono reazioni cutanee, gli agrumi possono essere mangiati a seconda dell’appetito, cioè puoi permettere al bambino di mangiarne quanto ne vuole.

Ricordiamo sempre di non soffermarci solo al frutto che piace particolarmente al bambino, ma offrire la massima varietà possibile nei diversi colori (principio dell’arcobaleno).

‼️Nel video potete trovare i tagli sicuri per gli agrumi. Io ho utilizzato l’arancia e il mandarino, ma la regola può essere applicata a tutti gli agrumi, ovviamente.

‼️E’ arrivata la nostra Super Guida sulla sicurezza a tavola (compresi i tagli sicuri), la potete trovare sul nostro sito: https://www.polinakazimirova.it/guida-sicurezza-a-tavola/

💣A proposito, sapevate che l’arancia è un ibrido tra un pomelo e un mandarino?

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Divisione della responsabilità

Copertine post ITA (6)

Divisione della responsabilità

Siamo abituati ad essere responsabili dei nostri figli: il loro sviluppo, la salute, l’educazione, l’istruzione, l’alimentazione…

Ma spesso ci rendiamo conto che non siamo in grado di influenzare determinate situazioni, ad esempio, la nutrizione. Sento spesso dalle madri: “Non riesco a nutrire mio figlio con niente”.

E se non lo nutrissimo? Se lasciassimo andare la situazione? Se condividessimo la responsabilità della nutrizione con nostro figlio?

Questo principio è stato proposto da Ellyn Satter e si basa sul fatto che non possiamo controllare l’intero processo di nutrizione di un bambino. Per questo ci propone di dividere la responsabilità tra genitori e figli, nel seguente modo.

Il genitore decide:

1️⃣cosa mettere in tavola (che sia un pasto equilibrato)

2️⃣quando si svolgeranno (impostare gli orari dei pasti)

3️⃣dove si terranno (in luogo comodo e piacevole)

Questo è tutto🤷‍♀️. Una volta completati questi 3 passaggi, la vostra responsabilità nella  nutrizione di vostro figlio è TERMINATA. Rilassatevi e godetevi il vostro pasto. Pensate al vostro piatto e lasciate stare il bambino. Ricordate che spesso insistere troppo è peggio che lasciar andare 😉.

Il bambino decide:

1️⃣cosa mangerà della vostra proposta

2️⃣quanto e se mangerà

Notate che non è il genitore a decidere la quantità, ma il bambino? Questa è la sua area di responsabilità.

L’approccio funziona a lungo termine. Non sarà sufficiente farlo una volta, quindi se non otterrete il risultato desiderato subito, non ripiegate su “questo non funziona con mio figlio, mangia solo con i cartoni”. È un lungo cammino che richiede ai genitori fiducia e rispetto incondizionati per i propri figli. Questo è il percorso attraverso il quale potrà crescere un “mangiatore” competente e senza disturbi alimentari.

Ecco che ora voleranno le imprecazioni 🙈 e le obiezioni: “e se non mangia niente, deve rimanere affamato?!”

Nessun bambino sano che ha accesso regolare al cibo può soffrire la fame. Inoltre, quando un bambino sente di avere una scelta, mangia con più entusiasmo.

Affrontiamo questo e altri aspetti dell’inizio dello svezzamento nel corso “SVEZZAMENTO E AUTOSVEZZAMENTO CON PIACERE” – Scopri di più

 

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Mangiare davanti ai cartoni

Copertine post ITA (5)

Mangiare davanti ai cartoni

Il bambino non mangia nulla. La soluzione migliore di nonne e amici più “esperti” è di accendere i cartoni animati ed imboccarlo.

Ci avete provato almeno una volta? Quando accendete il video del coccodrillo, il bambino apre la bocca, gli date la porzione desiderata…e da allora non può più mangiare diversamente: se non accendete lo schermo, piange e fa i capricci.

Cosa c’è di sbagliato in questo?

⛔️Il bambino davanti allo schermo è quasi sotto ipnosi. Non si accorge di cosa sta mangiando, non scopre i cibi e i sapori, ma semplicemente gli state riempiendo lo stomaco. È dovuto al fatto che il cervello di un bambino è in grado di concentrarsi su una cosa sola alla volta: se guarda la TV, non si rende conto, che mangia.

⛔️Il bambino mangia molto più del necessario proprio perché non ha la consapevolezza del processo, non è sintonizzato a ricevere i segnali di sazietà dal proprio corpo. Ciò, in futuro, può portare a obesità e disturbi alimentari.

⛔️Il bambino non controlla l’azione del mangiare, cos’ì il rischio di soffocamento aumenta notevolmente.

Come smettere?

Deciderlo e smettere!😉

❗I bambini non sanno cosa è giusto e cosa no. Siamo noi che stabiliamo gli standard per loro.

✅ Avvisatelo in anticipo, spiegandogli che non guarderà più i cartoni animati mentre mangia. Questa è la nuova regola.

✅ Invitate il bambino a guardarli prima del pasto, per esempio, e non usatelo come ricompensa per aver mangiato.

Non usate frasi tipo: “Mangia la pasta e poi puoi guardare i cartoni”. Questo meccanismo di scambio porterà il bambino a mangiare solo per ottenere ciò che vuole. Il nostro scopo, invece, è insegnare ai bambini a mangiare perchè lo vogliono, con consapevolezza.

✅ Lasciate che il bambino mangi da solo. Per loro, questa è un’avventura senza fine che li terrà impegnati.

✅ Create un’atmosfera tale che a tavola il bambino sia interessato anche senza schermi. Discutete se i broccoli sono saporiti o se il pollo ha un buon profumo, per esempio.

Se siete fermi e fiduciosi delle vostre intenzioni, il bambino accetterà rapidamente le nuove regole.

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Mastica e sputa

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Mastica e poi sputa

Il bambino afferra il cibo, lo mette in bocca, lo mastica e poi… lo sputa.

Perché succede?

E’ normale! A noi sembra facile mangiare il cibo in pezzi, ma per un bambino che ha appena iniziato ad assaggiare i cibi solidi, è un nuovo compito: coordinare i movimenti di lingua, mascella, labbra e guance, deglutire al momento giusto…è un processo complesso e macchinoso…e richiede tempo.

Perché mastica e sputa?

1️⃣Non ha ancora capito come deglutire

2️⃣Ha imparato a sputare e vuole praticare questa abilità

3️⃣Si è imbattuto in una consistenza nuova e complessa, che non riesce a gestire

4️⃣Sputa per vedere che aspetto ha il cibo masticato

5️⃣Non ha fame

6️⃣Non ha ancora chiari i confini della sua bocca

Cosa fare quindi?

1️⃣Lasciatelo fare. Non sgridatelo, è un processo di apprendimento ed è naturale. Non mostrate segni di disgusto se cerca di rimettersi in bocca ciò che ha sputato: anche questo è normale.

2️⃣Mostrate con l’esempio e parlate. Sembra banale, ma funziona sempre. “Guarda come mastico e ingoio questo pezzo di pasta, andrà subito qui, nello stomaco!” e mostrate la bocca vuota e indicate lo stomaco dov’è finito il cibo.

3️⃣ Parlate al bambino di ciò che ha sputato “guarda come sei bravo a masticare, ora prova a deglutire” oppure “Vedo che non riesci ad ingoiare, prova a masticare ancora un pò”.

4️⃣Se notate che il bambino sputa un alimento in particolare, adattatelo, fatelo più morbido o più piccolo.

5️⃣Spostate l’attenzione del bambino su altro: offritegli un sorso d’acqua o mettete nel piatto un altro alimento.

6️⃣Cambiate l’orario dei pasti, affinché abbia tempo di avere fame.

7️⃣Aiutate il bambino ad esplorare i confini della sua bocca: massaggiate le sue gengive, la lingua, le guance. Giocate con uno spazzolino (senza dentifricio) così la lingua si rafforza muovendosi da una parte all’altra.

Quanto dura? Di norma, entro i 10 mesi passa, ma tutti i bambini sono diversi e il tempo può variare.

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E’ davvero interessato al cibo?

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E' davvero interessato al cibo?

Spesso mi scrivete “mio figlio ha 4 mesi ed ha un vivo interesse per il cibo, come devo iniziare ad introdurre gli alimenti complementari?”. Mamme, spesso confondiamo l’interesse per il cibo con la naturale curiosità.

Succede che il bambino segua attivamente con gli occhi la madre che mangia o muove le labbra quando lei mastica. Questo NON è ancora interesse per il cibo.

Quando cerca di raggiungere la forchetta della mamma mentre lei raccoglie la pasta, può NON essere interesse per il cibo.

Come riconoscere il vero interesse allora?

Se il bambino è interessato a ciò che state mangiando, offritegli un cucchiaio, un bicchiere o un piatto di plastica, tutto ciò che può vedere sul tavolo durante i vostri pasti. Se questo soddisfa la sua curiosità e lo calma, allora questo NON è interesse per il cibo.

Quando un bambino rifiuta decisamente tutto e chiede insistentemente cibo, questo è vero interesse e compare, di solito, intorno ai 6 mesi.

E se non arriva? Se il bambino non reagisce in alcun modo al cibo?

Il modo più efficace per stimolare l’interesse per il cibo è mangiare con bambini ed essere sicuri che abbiano nel piatto ciò che mangiamo noi (adattato alle loro esigenze). I bambini imparano imitando noi adulti.

Non distraete il bambino durante il pasto con giocattoli, TV, telefoni e altri gadget. Il bambino dovrebbe concentrarsi solo sul cibo che vede davanti a sé. Per lui, il processo di studio degli alimenti è già un gioco divertente.

Servite il cibo in modo accattivante (da non confondere con “fare forme o faccine con esso”). Il cibo deve avere un aspetto tale da essere invitante.

Servitelo in diversi colori (regola dell’arcobaleno). Attira l’attenzione e fa venire voglia di provare.

Lasciate che vostro figlio mangi da solo. Quando tocca e gioca con il cibo, è più probabile che lo metta in bocca. Poter giocare con il cibo è un modo per sviluppare la fiducia in esso.

Non aspettatevi nulla dal bambino, non forzatelo, non insistete. Quanto più libero si sente a tavola, tanto più vi si siederà con entusiasmo e proverà qualcosa.

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Qual’è la porzione giusta?

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Qual'è la porzione giusta?

Quanto cibo solido dovrebbe mangiare un bambino di 6 mesi? e di 8? e di 10?

Attenzione: il bambino non DEVE fare nulla di prestabilito. Non DEVE mangiare 100 grammi di omogeneizzato o 50 gr di pastina ad ogni pasto, scritti nello schemino del pediatra. Questa pratica di far mangiare una quantità prestabilita a tutti i costi fa parte di un metodo obsoleto, finalizzato alla transizione più rapida del bambino dall’alimentazione con il latte, verso il cibo solido.

Ora sappiamo per certo che l’alimentazione con il latte deve essere la base dell’alimentazione di un bambino nel primo anno di vita. Gli alimenti complementari, nella fase iniziale, hanno come fine la scoperta del cibo solido, il bambino non deve saziarsi in questa fase iniziale, ma imparare a riconoscere sapori e consistenze diverse, imparare a gestirli.

L’unico a sapere di quanto cibo ha bisogno in quel momento è il bambino stesso. Nello stesso modo in cui ci indicava che era pieno durante l’allattamento o non finiva l’intero biberon di latte in formula, saprà capire, come allora, quando è sazio.

I bambini non sanno ancora quanto “dovrebbero” mangiare, quindi mangiano esattamente ciò che richiede il loro corpo. Mangiano e si fermano. Sanno come interpretare la fame e sazietà, se noi adulti non interferiamo con loro e non rompiamo questo meccanismo impeccabile.

Un bambino non deve mangiare una porzione fissa ad ogni pasto ogni giorno. Un giorno può mangiare molto e il giorno dopo può solo giocare con il cibo. Questo va bene, l’appetito è variabile.

Se siete preoccupati che il vostro bambino non mangi abbastanza, create un diario alimentare e annotate tutto ciò che mangia durante la settimana. Vedrete che non mangia così poco come sembra. Un diario alimentare vi aiuterà anche a valutare quanto è varia la dieta del bambino e se qualcosa deve essere aggiustato.

La dimensione dello stomaco di un bambino di quest’età è approssimativamente uguale a…il suo pugno. Sì, quel pugnetto minuscolo, così quando vi sembra che abbia mangiato poco pensateci, perché di solito ha mangiato abbastanza.

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Orario dei pasti

Copertine post ITA (8)

Orario dei pasti

Spesso ci lamentiamo che il bambino si rifiuta di mangiare e preferisce biscotti al cibo “normale”. Si scopre poi che il bambino riceve biscotti fuori dai pasti in modo che “almeno mangia qualcosa”.

Ed è qui il nostro più grande errore. Spizzicare è il nemico dell’appetito.

🔥 È importante stabilire gli orari dei pasti e seguirli (dopo un anno di età). Però, se il bambino dorme e ” il programma” dice che è già ora di pranzare, non lo sveglieremo apposta, ma sposteremo l’orario del pasto. La flessibilità è importante, ma la struttura deve rimanere.

🔥Al di fuori dei pasti stabiliti, usiamo la regola “la cucina è chiusa”. Cioè, non si mangia nulla al di fuori dei pasti (le merende sono considerate pasti e vanno altrettanto programmate). Si può bere acqua, attaccare al seno, ma non si può mangiare un cracker, una mela etc. Se il bambino lo chiede, rispondete con calma che presto mangerà il suo pasto e passate al gioco. Spesso i bambini chiedono cibo per noia e non per fame.

🔥Fate una pausa tra i pasti di 2-3 ore (per i bambini di età superiore a un anno). L’allattamento al seno non conta. Se il bambino ha mangiato oggettivamente poco nel pasto principale, allora offritegli uno spuntino prima del previsto (non 15 minuti dopo il pasto😉). Attenetevi sempre alla struttura e non offrite cibo “in movimento” e durante il gioco.

🔥Il nostro compito è insegnare al bambino a riconoscere la fame e non farlo mangiare di più durante il pasto. Senza sentire la fame, il bambino non capirà quando è sazio e mangerà semplicemente perché “è ora” o perchè la mamma l’ha messo a tavola.

🔥Spesso i bambini rinunciano ai pasti principali a favore della merenda, perché sembra più attraente. Offrite per merenda lo stesso cibo dei pasti principali. Invece di una merendina offrite, ad esempio, gli avanzi di uova strapazzate con del pane. Lasciate che vi ricordi, che i bambini di età inferiore a un anno non hanno bisogno delle merende (questo “compito” è coperto dalle poppate), si possono introdurre dopo un anno.

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Non ancora

Copertine post ITA (7)

Non ancora

(riguarda i bambini sopra i 2 anni di età).

Ora, entriamo nel cuore della questione.

Il vostro bambino assaggia qualcosa, fa una faccia disgustata e dice: “Non mi piace”. Voi gli risponderete allegramente: “Non ti piace ANCORA? Va bene, riproverai la prossima volta e magari ti piacerà.”

Oppure gli offrite una mela e lui vi risponde: “Non mi piacciono le mele”. A ciò risponderete con calma: “Sì, le mele non ti piacciono ANCORA, ma i gusti cambiano e probabilmente domani le amerai”.

Aggiungete “NON ANCORA” ogni volta che il bambino dice che qualcosa non gli piace.

Qual’è il significato di “NON ANCORA”?

Ciò dà al bambino il diritto di cambiare idea, lascia la porta aperta, gli permette di innamorarsi del prodotto già dalla prossima volta e di non sentirsi a disagio, perché ieri ha detto che non gli piaceva.

Gli dà la libertà di cambiare idea e questo è tutto ciò di cui ha bisogno: non costringerlo a mangiare qualcosa in quel momento, ma dargli il diritto di scegliere consapevolmente gli alimenti, rifiutare con coraggio ciò che non vuole e chiedere senza esitazione una doppia porzione di ciò che gli è piaciuto.

Vogliamo crescere un “mangiatore” fiducioso e sereno e la frase “NON ANCORA” è uno dei modi per raggiungere questo obiettivo.

Potete anche dirlo ai bambini, fin dall’inizio dell’introduzione degli alimenti complementari, quando si rifiutano di mangiare qualcosa. “NON ANCORA” funziona assolutamente a qualsiasi età😉 e funziona anche con i genitori. Ripetetelo nella vostra mente, ogni volta che vi sentite sopraffatti dal rifiuto, così da convincervi che è solo una questione di tempo😉.

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