Come insegnare ad usare le posate

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COME INSEGNARE AD USARE LE POSATE

✅️Il modo più efficace è l’esempio personale. Pasti condivisi regolari, lo stesso cibo per tutti, un’atmosfera amichevole a tavola. Tutta la famiglia mangia insieme, il bambino guarda gli adulti e cerca di imitarli.

✅️Assicuratevi che il bambino sia il più coinvolto possibile nel processo: spostate il suo tavolo il più vicino possibile al tavolo da pranzo, oppure fate in modo che il suo piatto si trovi direttamente sul tavolo “dei grandi”.

✅️Riempite il cucchiaio per il bambino e invitatelo a portarlo alla bocca da solo.
Potete usare più cucchiai e offrirne uno pieno dopo che il bambino ha svuotato quello precedente. Così non dovrete togliergli gli strumenti di mano e sarà felice di scambiare con voi i cucchiai: “uno vuoto a me e uno pieno a te”.

✅️Giocate con i cucchiai fuori dai pasti, versando l’acqua da un bicchiere all’altro, per esempio. Un ottimo allenamento motorio.

✅️Per spronarlo potete usare frasi tipo “guarda come fa la mamma, ci riuscirai?” Cioè, non date un comando diretto da ripetere, ma incoraggiare indirettamente all’azione.

✅️Giocate più spesso al gioco “fammi vedere la bocca” in modo che il bambino possa trovare facilmente la sua bocca con la mano nello spazio. Dopotutto, lui non vede dove si trova la bocca sul viso, ha bisogno di agire “a caso” e questo per lui non è così semplice.

Cos’è non fare?

⛔️Mettere le posate nella mano del bambino. Questa è una pressione che può ritorcersi contro.

⛔️Insistere o infastidirsi che il bambino non sappia ancora mangiare con le posate. Tutti i bambini sono diversi, ognuno avrà il proprio ritmo di acquisizione di determinate competenze. Credetemi, non c’è un solo bambino che ad un certo punto non inizi a mangiare con il cucchiaio…anche il vostro può farlo.

⛔️Usare frasi come: “Guarda tuo fratello ci riesce, ma tu no”. Non paragonate mai i vostri figli agli altri. Fa male alla loro autostima.

Dopo l’anno, potrete guidare delicatamente la mano con il cucchiaio alla bocca per mostrargli come fare. Se il bambino resiste a questo, non insistete.

Commenti e risposte QUI

Parliamo di questo e altro nel nostro videocorso “Svezzamento e autosvezzamento con piacere”…vi aspetto 🙂

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Mangiava, poi improvvisamente ha smesso!

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Mangiava, poi improvvisamente ha smesso!

Avete vissuto questo problema?

Il vostro bambino onnivoro, con cui era impossibile non condividere ciò che mangiavate ad ogni pasto, ha improvvisamente smesso di mangiare e ristretto moltissimo la sua dieta? Panico! Cos’è successo?

Restiamo calmi!

1️⃣I bambini mangiano quando il loro corpo ha bisogno di molta energia. Di solito, accade durante un periodo di crescita attiva. I bambini non crescono quando mangiano molto, al contrario: mangiano molto quando crescono attivamente. Quando termina il periodo di crescita attiva, iniziano a mangiare molto meno, perché ora il loro corpo ha bisogno di meno energia. Non sorprendetevi quando il vostro piccolo inizia improvvisamente a mangiare porzioni doppie e non abbattetevi quando riduce le porzioni a un terzo. Va tutto bene.

2️⃣I gusti cambiano. Sì, un bambino può adorare i broccoli per due anni e smettere di amarli nel terzo anno di vita. Ha il diritto di scegliere e decidere. Accettate ciò e continuate a nutrirlo come prima, fornendogli un contatto regolare con più alimenti possibili.

3️⃣Il bambino sta vivendo uno stress: il trasloco, la nascita di un fratellino/sorellina, l’inizio dell’asilo, l’arrivo di qualche parente, un conflitto tra i genitori. Tutto ciò di solito influisce negativamente sull’appetito. Per questo, il bambino mostra di essere a disagio. Risolvete i conflitti, date al bambino il tempo di abituarsi alle nuove realtà della vita, circondatelo di amore.

4️⃣Rifiutandosi di mangiare, il bambino cerca di attirare l’attenzione. Ad esempio, nel caso in cui la madre inizia a lavorare e a trascorrere meno tempo con lui. Solo una cosa aiuterà: trovate il tempo per dare al bambino delle attenzioni di qualità: giocate con lui a ciò che gli piace, coccolatelo, state insieme a lui il più possibile.

5️⃣ Il bambino è malato. Qualsiasi malattia e periodo di recupero riducono l’appetito. Date al vostro piccolo il tempo di riprendersi. Vedrete, non appena il corpo tornerà alla normalità, lui vi sorprenderà e tornerà ai ritmi di prima.

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Non mangia perchè allatti!

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Non mangia perchè allatti!

Spesso mi scrivete “devo smettere di allattare, sennò il bambino non mangia altro”.

Si può smettere di allattare solo quando un bambino può farcela senza il seno: ha imparato a saziarsi con i cibi solidi, a calmarsi e ad addormentarsi senza prendere il seno. 

L’OMS raccomanda di continuare l’allattamento al seno fino a 2 anni o più, se madre e figlio lo desiderano. Ci sono, inoltre, molti studi che confermano i benefici dell’allattamento prolungato sia per il bambino, sia per la madre.

Smettere di allattare non vi darà alcuna garanzia che il bambino comincerà a mangiare cibi complementari. Se inizia, fantastico, siete fortunati, ma se questo processo non si avvia, cosa farete? Da dove prenderà i nutrienti indispensabili?

Come comportarsi allora? E’ vero che un bambino non mangia, perché è sazio di latte materno?

Fino all’età di 1 anno, il latte materno è considerato la base dell’alimentazione. Questo non significa che non dovrebbe mangiare nient’altro, al contrario, è importante iniziare con gli alimenti complementari dai 6 mesi e introdurre il bambino ad un’ampia varietà di cibi solidi. I bisogni nutrizionali sono coperti dal latte materno fino all’anno di vita (l’unica eccezione potrebbe essere il ferro e la vitamina D).

Dopo 1 anno, comunque, il latte non si trasforma magicamente in “acqua tiepida”, ovviamente, continua a nutrire il bambino e a volte può diventare un motivo per il rifiuto dei cibi solidi.

Questo può accadere se il bambino non ha imparato a capire che i cibi complementari sono in grado di saziarlo. Ad esempio, se i pasti non sono regolari, il bambino mangia sempre pochissimo e in modo casuale, il collegamento “cibo solido = sazietà” non viene stabilito. Pasti insieme, regolari e con molta pazienza, in questo caso aiuteranno.

Lo scarso interesse verso cibi solidi potrebbe avere ragioni oggettive: malattia (raffreddore, febbre, otite), la carenza di ferro, che influisce sempre negativamente sull’appetito (ne parlerò prossimamente), aspetti psicologici come ad esempio, l’atmosfera tesa durante i pasti, gli abusi alimentari in famiglia o l’assenza di pasti insieme.

Come si può correggere?

Se un bambino (di età superiore a un anno) regolarmente (ogni giorno per diversi giorni) preferisce il latte materno a tutti gli altri alimenti, allora prima va trovata la causa per poi correggerla. Fate un esame del sangue e, se ce ne fosse, iniziate a trattare la carenza di ferro. Prestate molta cura all’atmosfera a tavola durante i pasti: non fate pressioni sul bambino, non costringetelo a mangiare.

Iniziate ad introdurre delle regole e un regime di allattamento al seno specifico (non smettete di allattare completamente!). Privare bruscamente un bambino del seno può causare ulteriore stress ed aggravare il rifiuto dei cibi solidi.

Distanziate l’allattamento dai pasti. Cercate di assicurarvi che il bambino non prenda il seno entro un’ora dal pasto, ma allo stesso tempo, non portatelo a un elevato senso di fame. In questo stato, è probabile che rifiuti completamente il cibo, per rifugiarsi nel suo solito modo di alimentazione: il seno.

Offrite al bambino modi alternativi per calmarsi, ad esempio degli abbracci, ma non il seno. Provate altri modi per addormentarlo in modo che, di notte, non assuma calorie per l’intera giornata.

Lasciatemi ricordare ancora una volta, l’ingrediente più importante: mangiare insieme. Era ed è tuttora il modo più efficace per insegnare ai bambini a mangiare, masticare, deglutire, amare le verdure, mangiare con cucchiaio e forchetta… (continuate voi l’elenco).

Ultimo, ma non meno importante, non esiste una pillola magica, come nemmeno un metodo rapido. Tutte le nuove abitudini richiedono tempo e molta pazienza. Solo l’applicazione regolare e a lungo termine di queste raccomandazioni, può portare a cambiamenti positivi.

Ho fiducia in voi.

🔥Affrontiamo questo e tutti gli altri aspetti nel video corso “Svezzamento e Autosvezzamento con Piacere”, scopri tutti i dettagli QUI.

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Se fai il bravo ti do una caramella

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Se fai il bravo, ti do una caramella!

Il bambino corre, inciampa, cade, si fa male ed inizia a piangere. L’adulto gli dice: “Non piangere, non è successo niente. Andiamo che ti do le caramelle”.

Ammettetelo, ve l’hanno detto spesso quando eravate piccoli…

‼️Se sì, allora non fatelo più. Non ditelo mai ai vostri figli.

1️⃣Con il pianto il bambino manifesta dei sentimenti. Piangere è normale e non c’è niente di cui vergognarsi. Non rimproverate mai un bambino perchè piange. Non svalutate i suoi sentimenti.

2️⃣Confortando il bambino con delle caramelle, gli insegniamo ad affrontare lo stress in questo modo. Crescendo, continuerà ad agire così: quando è triste o dispiaciuto, si consolerà con il cibo.

Ovviamente, non vale solo per i dolci, ma per qualsiasi altro cibo.

⚠️lo stesso vale anche per i dolci dati come premio.

1️⃣Questo sistema insegna al bambino che i dolci sono qualcosa che dev’essere meritato e nella gerarchia del cibo li fa assumere importanza. Si crea quindi la percezione dell’oggetto del desiderio, che i bambini cercano sempre di più.

2️⃣Inoltre, dare il cibo come premio, genera un meccanismo che accompagnerà la persona per tutta la vita, anche da adulto. Da grande, infatti, cercherà di premiarsi con il cibo al raggiungimento degli obiettivi, dopo una giornata faticosa, dopo un successo, etc.

‼️Si crea, così, inconsapevolmente, un consumo eccessivo di calorie che potrebbe portare al sovrappeso e all’obesità. Vi ricordo un dato triste: l’Italia è uno dei paesi d’Europa con il più alto tasso di obesità infantile: secondo l’ultimo report di OKkio alla Salute del Ministero della Salute, su un campione di 50mila bambini di terza elementare, il 20,4% è in sovrappeso e il 9,4% è obeso.

Il cibo è fonte di nutrimento, non dovrebbe mai diventare uno strumento per risolvere i nostri problemi (a parte la fame, ovviamente).

⚡Non insegnate ai bambini a mangiare per le emozioni che provano. Insegnategli a vivere queste emozioni, supportate i vostri figli con un abbraccio e con la comprensione.

Coltivate il rapporto con vostro figlio, non sostituitelo con delle caramelle.

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Bambini: pulizia e ordine a tavola

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Bambini: pulizia e ordine a tavola

Spesso le mamme mi scrivono che il bambino ha paura di toccare il cibo, piange quando si imbratta e non prende il cucchiaio.

Da dove provengono questi comportamenti? Dal modo in cui interagiamo con lui durante il pasto:

⛔️ Quando, all’inizio dello svezzamento, gli asciughiamo accuratamente la bocca e le mani alla minima traccia di cibo. In questo modo, inconsciamente, gli insegniamo che essere sporchi è qualcosa di sbagliato che dev’essere sistemato. Il bambino impara a pensare in questo modo e, ad un certo punto, avere le mani sporche diventa per lui insopportabile.

⛔️ Quando il bambino prende il piatto, lo blocchiamo e non gli facciamo mettere le mani dentro. A volte lo sgridiamo se è riuscito a toccarne il contenuto e corriamo a pulirlo. Trasmettiamo, così, che non si può toccare ciò che c’è nel piatto. Lui se ne ricorda ed inizia ad avere paura di farlo.

⛔️ Quando il bambino cerca di afferrare il cucchiaio mentre viene imboccato. A volte gli blocchiamo le mani e lo imbocchiamo con l’altra, in modo che non abbia possibilità di toccare. Così scoraggiamo il suo desiderio ad usare gli utensili, che diventano per lui uno strumento proibito, per paura di essere rimproverato o addirittura bloccato nel movimento.

Noi stessi, spesso, senza accorgercene, trasmettiamo dei comportamenti ai nostri figli che acquisiscono come norma.

Come rimediare?

Smettete di fare quello che state facendo: asciugare, bloccare, privare… Eliminate ogni pressione su di lui a tavola. Offrite, ma non insistete, non forzate, non disturbatelo.

Se il bambino vuole che le sue mani siano sempre pulite, dategli un fazzoletto, mostrategli come usarlo e lasciate che si asciughi da solo.

Se non prende il cibo con le mani: dategli una forchetta, un cucchiaio o dei bastoncini che possano essere usati per prendere il cibo e portarlo alla bocca. Ricordate di dare sempre un esempio su come utilizzare questi utensili.

Se il bambino non vuole mangiare con le posate, aiutatelo. Ma tra un aiuto e l’altro, fermatevi in modo che abbia il tempo di osservare come lo fate e possa provare lui stesso appena se la sente.

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Hai mangiato?!

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Hai mangiato?!

Confessate, chi di voi pecca nel chiedere al proprio figlio, appena esce da scuola o dall’asilo, se abbia mangiato a pranzo? Scommetto che molti lo fanno senza rendersi conto del vero significato.

E’ piuttosto comprensibile: un genitore pensa sempre a soddisfare i bisogni primari del proprio figlio e la nutrizione è uno di questi. Quando siamo con i nostri bimbi, sappiamo esattamente cosa hanno mangiato nell’arco della giornata, ma quando sono a scuola, ecco che scatta l’ansia del “hai mangiato?”

Proviamo a riflettere su come i nostri bambini percepiscono questa domanda, che come prima cosa, viene posta dopo una separazione lunga una giornata.

Quando ci rivedono dopo tutto questo tempo, quale sarà il loro primo pensiero? Sicuramente la cosa più importante che gli è successa: hanno fatto una cosa particolarmente divertente a scuola, hanno scoperto qualcosa di nuovo, si sono fatti male, hanno conosciuto un bambino nuovo che gli è piaciuto… Di solito, non vedono l’ora di buttare fuori queste forti emozioni e di condividerle con noi.
E noi cosa facciamo invece? Con la domanda “hai mangiato” posta per prima, trasmettiamo a nostro figlio, che quella è la cosa più importante per noi.
Non come si sente, non cosa prova o cosa ha vissuto…ma se ha mangiato!
Il bambino percepisce così l’importanza che hanno per noi i suoi pasti, subendo tutta la nostra ansia facendola sua. Non vive più i pasti con serenità e spontaneità, ma sente il peso delle nostre aspettative.

Soprattutto per i bambini che già hanno un rapporto “difficile” con il cibo, quest’ansia è percepita e subita ancora di più. Più ansia proviamo, meno il bambino mangia e più aumenta la nostra preoccupazione…un cane, che si morde la coda.

Cosa e come fare? Non chiedergli più se ha mangiato a scuola? Sicuramente non come prima domanda. Ma poi, a cosa serve saperlo? Un bambino affamato sa dire al genitore se ha fame, giusto? Capirete così se ha mangiato poco. Insomma, facciamo scendere il livello d’ansia attorno ai pasti, ciò farà bene sia a noi, sia ai nostri figli.

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Perche’ non vuole stare a tavola?

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Perchè non vuole stare a tavola?

Ad un certo punto, tutti i bambini attraversano una fase in cui non vogliono rimanere seduti a tavola.

Ci possono essere diversi motivi dietro questo comportamento:

❗ Il bambino non ha fame o non gli piace quello che gli offrite. Viceversa, ha fame, ma non capisce ancora che i cibi complementari possono saziarlo (questo accade di solito nei primi mesi dello svezzamento)

❗ Il bambino è pieno o semplicemente stanco di stare seduto

❗ Il bambino è eccessivamente eccitato

❗È stato interrotto durante un’attività interessante e vuole rapidamente tornare a fare di nuovo ciò che gli interessa

❗Sta cercando di attirare la vostra attenzione

❗Sta scomodo sulla sedia

Ecco alcuni suggerimenti su come prolungare il tempo di un pasto:

✔️Ricordate che il tempo medio di concentrazione di un bambino di 1 anno su un oggetto o attività è di circa 3-5 minuti, quindi non aspettatevi pasti di mezz’ora mentre voi mangiate, primo, secondo, contorno, dolce e caffè.

✔️Avvisate in anticipo vostro figlio, che presto vi siederete a tavola. Questo gli darà il tempo di finire le sue attività.

✔️Chiamate i bambini a tavola quando i loro piatti sono già pronti. In questo modo, quei preziosi minuti saranno dedicati al pasto e non all’attesa.

✔️Non servite cibi troppo caldi. Mentre si raffreddano, i bambini potrebbero stancarsi di aspettare.

✔️Non concentratevi troppo sul bambino durante il pasto, non persuadetelo o costringetelo a mangiare.

✔️ Offrite alimenti di diversi colori e consistenze, ciò attira l’attenzione del bambino e lo tiene impegnato per un po’.

✔️Provate a tenere il bambino in braccio se è a disagio seduto sul seggiolone o se lo percepisce come una separazione dalla mamma.

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Biscotto nel biberon

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Biscotti nel biberon

Si possono aggiungere i biscotti solubili o farine di cereali nel biberon?

‼️Il bambino dovrebbe bere dal biberon solo latte artificiale o latte materno. Niente di più. Nemmeno l’acqua, che andrebbe offerta da un normale bicchiere.

Come mai?

1️⃣ L’aggiunta di qualsiasi alimento nel latte è già un inizio di svezzamento. Il compito principale dello svezzamento è INTRODURRE il bambino a una varietà di consistenze, gusti, forme e profumi dei cibi “per adulti”.

Come può un bambino scoprire il biscotto (che poi non gli serve proprio, perché pieno di zucchero) o la farina di riso, se sono nascosti in un biberon?

L’alimentazione complementare è una sperimentazione con degli alimenti, un’interazione con essi. Non c’è interazione attraverso il biberon.

2️⃣ I cibi complementari offrono l’opportunità di imparare a masticare. Passare dal succhiare al mordere, masticare, spostare il cibo con la lingua e deglutire. Il cibo in biberon non dà ai bambini l’opportunità di sviluppare questa abilità.

3️⃣ Nel processo di masticazione mescoliamo il cibo con la saliva, avviando così la digestione direttamente in bocca (la saliva contiene enzimi che scompongono i carboidrati complessi). Se il bambino non mastica, ma ingoia immediatamente, salta la prima fase del processo digestivo.

4️⃣ I cibi nel biberon sono calorie liquide, che sono più facili da assumere in grandi quantità. L’assunzione continua di calorie in eccesso può portare a sovrappeso e obesità.
L’Italia è uno dei paesi d’Europa con il più alto tasso di obesità infantile: su un campione di 50mila bambini di terza elementare, il 20,4% è in sovrappeso e il 9,4% è obeso.

5️⃣ Il cibo nel biberon può causare carie, soprattutto quando viene somministrato prima della nanna, saltando la pulizia dei denti.

In effetti, dare le pappe da un biberon è molto più facile che insegnare ai bambini a mangiare cibo solido, ma il nostro obiettivo non è fargli assumere grandi quantità, ma aiutarli ad instaurare un sano rapporto con esso. Il cibo nel biberon sicuramente non contribuisce a questo.

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Perché’ il bambino non mangia?

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Perché' il bambino non mangia

Ecco l’eterno incubo di mamme e le nonne 🙈. I pediatri, poi, aumentano il carico, quando parlano di sottopeso e aumento di peso fuori scala…

Ecco alcuni motivi per i quali i bambini potrebbero non mangiare, che a volte non sono così evidenti:

❗ Il bambino ha recentemente spizzicato qualcosa o addirittura lo fa continuamente tutto il giorno.

Non dimenticate che il bambino ha bisogno di tempo per avere fame. Cercate di fare una pausa di almeno due ore tra i pasti.

❗Il bambino non sa come mangiare quello che gli proponete.

Forse non vi ha mai visto mangiare quel piatto oppure un prodotto familiare viene servito in modo insolito e lui non capisce come approcciarlo. La migliore soluzione a questo problema è mangiare insieme a lui. Mangiate sempre lo stesso cibo con i vostri figli.

❗C’è troppo cibo nel piatto.

Questo può spaventarlo, creando una certa pressione psicologica. Tutti saranno contenti se il bambino chiederà il bis, giusto? Pertanto, offrite piccole porzioni e aggiungetene man mano che lui mangia e solo se lo richiede.

❗Non è seduto comodo a tavola.

Spesso i bambini “non si siedono a tavola” proprio perché stanno scomodi nei loro seggiolini. Controllate se la sedia è comoda, se ha un poggiapiedi. Assicuratevi che sia ad un’altezza giusta rispetto al tavolo. Controllate se le cinture non sono troppo strette e se sta comodo di schiena. Mettetevi nei suoi panni e valutate quanto sia idonea la sua postazione.

❗Problemi di digestione.

Costipazione, diarrea, aerofagia: tutto ciò provoca disagio e riduce il desiderio di mangiare. Analizzate la situazione da questo punto di vista e regolate, se necessario, la dieta sua, perché vada di corpo più regolarmente.

❗La sua temperatura corporea non è ideale.

Anche questo riduce l’appetito. Sia d’estate che d’inverno, cercate di vestire adeguatamente vostro figlio anche in base alla vostra percezione di caldo o di freddo.

❗Il bambino è troppo stanco e, paradossalmente, anche quando è troppo affamato

In questo caso, la troppa fame non coincide con l’abilità di mangiare che non è ancora sviluppata a tal punto da sfamarsi velocemente, creando un senso di frustrazione e spesso pianto. 

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5 errori dello svezzamento

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5 errori dello svezzamento

Siamo umani e commettiamo errori, è normale. Ho raccolto per voi i 5 errori più importanti e frequenti che si commettono durante lo svezzamento:

1️⃣ Far mangiare il bambino separatamente dalla famiglia

Se il bambino non partecipa mai ai pasti familiari, sarà difficile per lui capire come interagire con il cibo: come metterlo in bocca, come masticare e deglutire. Il bambino non svilupperà fiducia nei pasti e nel cibo stesso. A questa età, l’unica cosa che il bambino percepisce come sicura, è ciò che fanno i suoi genitori. Mangiate, quindi, sempre insieme e mostrategli con un esempio personale: come portare il cibo alla bocca, come usare le posate, come bere dal bicchiere.

2️⃣Offrire sempre gli stessi piatti

Introducendo lo stesso prodotto per una settimana intera, ad esempio, uccide l’interesse dei bambini per il cibo, limita la loro capacità di sperimentare nuovi gusti e consistenze e porta a un’elevata selettività alimentare.

3️⃣Mangiare cibi diversi per i grandi e per i bambini

Ad esempio: una bistecca per voi e broccoli per il bambino. Loro vogliono essere come voi, si fidano del mondo perché i loro genitori si fidano di esso. Come farà un bambino a mangiare dei broccoli se mamma e papà non li mangiano?

4️⃣Evitare che il bambino tocchi il cibo

Il contatto tattile con gli oggetti che lo circondano è il suo modo di conoscere il mondo che lo circonda. Se un bambino viene privato di questo contatto, si genera un “buco”nelle sue informazioni. Inoltre, aumenta il rischio di sviluppare la paura del cibo e intolleranze a determinate consistenze.

5️⃣Forzarlo a mangiare la porzione ad ogni costo

I bambini hanno una straordinaria capacità di autoregolazione: riconoscono, quando sono affamati e quando sono sazi, sono in grado di fermarsi quando è il momento giusto. I nostri tentativi di dar loro da mangiare tutta la porzione “indicata” danneggiano questo meccanismo. Il bambino smette di sentire i segnali del suo corpo, inizia a mangiare troppo, il che porta a sovrappeso e obesità e ne soffrirà per il resto della sua vita.

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