Autosvezzamento e asilo

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Autosvezzamento e asilo

L’autosvezzamento sembrerebbe poco praticabile negli asili. Vediamo insieme, come fare.

Per rendere l’autosvezzamento sicuro, ci sono delle regole da rispettare come: praticare i tagli sicuri ed avere personale formato per la manovra di disostruzione. La prima cosa da fare quindi è chiedere alla struttura, se ci sono questi presupposti.

Se la risposta è negativa, l’autosvezzamento in lì non sarà fattibile. Ci resta o cambiare la struttura o fare lo svezzamento “misto”, di cui parleremo in seguito.

Verifichiamo, che la scuola sia disponibile a far mangiare nostro figlio in autonomia cibo a pezzetti, perché sappiamo benissimo quanta sporcizia possa generare un bimbo di 6-9 mesi all’inizio dell’autosvezzamento. Dobbiamo sempre assicurarci, che ci sia un adulto, che lo sorvegli durante i pasti (questo non dovrebbe essere un problema, perchè c’è sempre qualcuno che imbocca, invece di imboccare dovrebbe solo osservare). Anche qui, se la struttura non è disponibile, c’è poco da fare.

Arriviamo al punto più importante…l’autosvezzamento è un approccio molto flessibile! I bambini capiscono velocemente le “regole del gioco”. Se l’asilo non è aperto all’autosvezzamento, lasciateli fare le pappe classiche lì, per poi praticare l’autosvezzamento a casa in totale sicurezza e serenità. Non confonderete il bambino in questo modo, potete stare tranquilli. Capirà molto velocemente, che a casa si mangia in un modo e all’asilo in un altro.

Una cosa, sulla quale dovete assolutamente insistere, però, con la struttura è la cosiddetta alimentazione responsiva. Quando la persona, che segue il bambino durante il pasto, risponde ai segnali che lui manda: se serra la bocca o respinge il cucchiaino è perché non vuole più mangiare, quindi stop al pasto. Se vuole toccare il cibo offerto o portarsi il cucchiaino alla bocca da solo, che gli sia permesso. Ricordiamoci, che l’autosvezzamento non è solo un’alimentazione con cibo in pezzi, ma è rispettare il ruolo principale che il bambino ha in questo processo: sceglie e decide lui, si autoregola e noi ci fidiamo delle sue capacità.

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Hai mangiato?!

Copertine post ITA (1)

Hai mangiato?!

Confessate, chi di voi pecca nel chiedere al proprio figlio, appena esce da scuola o dall’asilo, se abbia mangiato a pranzo? Scommetto che molti lo fanno senza rendersi conto del vero significato.

E’ piuttosto comprensibile: un genitore pensa sempre a soddisfare i bisogni primari del proprio figlio e la nutrizione è uno di questi. Quando siamo con i nostri bimbi, sappiamo esattamente cosa hanno mangiato nell’arco della giornata, ma quando sono a scuola, ecco che scatta l’ansia del “hai mangiato?”

Proviamo a riflettere su come i nostri bambini percepiscono questa domanda, che come prima cosa, viene posta dopo una separazione lunga una giornata.

Quando ci rivedono dopo tutto questo tempo, quale sarà il loro primo pensiero? Sicuramente la cosa più importante che gli è successa: hanno fatto una cosa particolarmente divertente a scuola, hanno scoperto qualcosa di nuovo, si sono fatti male, hanno conosciuto un bambino nuovo che gli è piaciuto… Di solito, non vedono l’ora di buttare fuori queste forti emozioni e di condividerle con noi.
E noi cosa facciamo invece? Con la domanda “hai mangiato” posta per prima, trasmettiamo a nostro figlio, che quella è la cosa più importante per noi.
Non come si sente, non cosa prova o cosa ha vissuto…ma se ha mangiato!
Il bambino percepisce così l’importanza che hanno per noi i suoi pasti, subendo tutta la nostra ansia facendola sua. Non vive più i pasti con serenità e spontaneità, ma sente il peso delle nostre aspettative.

Soprattutto per i bambini che già hanno un rapporto “difficile” con il cibo, quest’ansia è percepita e subita ancora di più. Più ansia proviamo, meno il bambino mangia e più aumenta la nostra preoccupazione…un cane, che si morde la coda.

Cosa e come fare? Non chiedergli più se ha mangiato a scuola? Sicuramente non come prima domanda. Ma poi, a cosa serve saperlo? Un bambino affamato sa dire al genitore se ha fame, giusto? Capirete così se ha mangiato poco. Insomma, facciamo scendere il livello d’ansia attorno ai pasti, ciò farà bene sia a noi, sia ai nostri figli.

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Perche’ non vuole stare a tavola?

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Perchè non vuole stare a tavola?

Ad un certo punto, tutti i bambini attraversano una fase in cui non vogliono rimanere seduti a tavola.

Ci possono essere diversi motivi dietro questo comportamento:

❗ Il bambino non ha fame o non gli piace quello che gli offrite. Viceversa, ha fame, ma non capisce ancora che i cibi complementari possono saziarlo (questo accade di solito nei primi mesi dello svezzamento)

❗ Il bambino è pieno o semplicemente stanco di stare seduto

❗ Il bambino è eccessivamente eccitato

❗È stato interrotto durante un’attività interessante e vuole rapidamente tornare a fare di nuovo ciò che gli interessa

❗Sta cercando di attirare la vostra attenzione

❗Sta scomodo sulla sedia

Ecco alcuni suggerimenti su come prolungare il tempo di un pasto:

✔️Ricordate che il tempo medio di concentrazione di un bambino di 1 anno su un oggetto o attività è di circa 3-5 minuti, quindi non aspettatevi pasti di mezz’ora mentre voi mangiate, primo, secondo, contorno, dolce e caffè.

✔️Avvisate in anticipo vostro figlio, che presto vi siederete a tavola. Questo gli darà il tempo di finire le sue attività.

✔️Chiamate i bambini a tavola quando i loro piatti sono già pronti. In questo modo, quei preziosi minuti saranno dedicati al pasto e non all’attesa.

✔️Non servite cibi troppo caldi. Mentre si raffreddano, i bambini potrebbero stancarsi di aspettare.

✔️Non concentratevi troppo sul bambino durante il pasto, non persuadetelo o costringetelo a mangiare.

✔️ Offrite alimenti di diversi colori e consistenze, ciò attira l’attenzione del bambino e lo tiene impegnato per un po’.

✔️Provate a tenere il bambino in braccio se è a disagio seduto sul seggiolone o se lo percepisce come una separazione dalla mamma.

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Svantaggi dell’autosvezzamento

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Svantaggi dell'Autosvezzamento

Parliamo degli svantaggi dell’autosvezzamento. Ci sono, sarebbe falso affermare il contrario.

Per ora ne ho individuati cinque:

📌 Nella fase iniziale, il cibo sarà ovunque tranne che nello stomaco di vostro figlio. Si insinuerà nelle pieghe del costoso seggiolone, scivolerà lentamente lungo le pareti appena dipinte della cucina e finirà a tradimento sotto i vostri piedi.

📌 Molto probabilmente il bambino dovrà essere cambiato e lavato dopo ogni pasto, come anche il seggiolone.

📌 Non sarete compresi dagli altri. Una vicina in ascensore si indignerà ogni volta che le parlerete delle imprese gastronomiche del vostro avventuriero. Le nonne sussulteranno ad ogni conato del bambino e il pediatra storcerà il muso incitandovi a passare a metodi più convenzionali e al cibo “per bambini”.

📌 Dovrete ripensare la vostra dieta e le vostre abitudini alimentari quotidiane. I bambini sono il nostro riflesso e mangeranno quello che mangiamo noi. Questo potrebbe rivelarsi il test più difficile per tutta la famiglia.

📌 Per le mamme che lavorano, potrà essere particolarmente difficile praticare questo metodo, perché assistere il bambino nell’imparare a mangiare cibi solidi da solo, è più difficile che dar da mangiare le pappe imboccandolo. Questo richiede più tempo e le mamme che lavorano non sempre ne hanno.

Ok, è tutto qui per adesso, non vedo altri svantaggi…e voi?

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Biscotto nel biberon

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Biscotti nel biberon

Si possono aggiungere i biscotti solubili o farine di cereali nel biberon?

‼️Il bambino dovrebbe bere dal biberon solo latte artificiale o latte materno. Niente di più. Nemmeno l’acqua, che andrebbe offerta da un normale bicchiere.

Come mai?

1️⃣ L’aggiunta di qualsiasi alimento nel latte è già un inizio di svezzamento. Il compito principale dello svezzamento è INTRODURRE il bambino a una varietà di consistenze, gusti, forme e profumi dei cibi “per adulti”.

Come può un bambino scoprire il biscotto (che poi non gli serve proprio, perché pieno di zucchero) o la farina di riso, se sono nascosti in un biberon?

L’alimentazione complementare è una sperimentazione con degli alimenti, un’interazione con essi. Non c’è interazione attraverso il biberon.

2️⃣ I cibi complementari offrono l’opportunità di imparare a masticare. Passare dal succhiare al mordere, masticare, spostare il cibo con la lingua e deglutire. Il cibo in biberon non dà ai bambini l’opportunità di sviluppare questa abilità.

3️⃣ Nel processo di masticazione mescoliamo il cibo con la saliva, avviando così la digestione direttamente in bocca (la saliva contiene enzimi che scompongono i carboidrati complessi). Se il bambino non mastica, ma ingoia immediatamente, salta la prima fase del processo digestivo.

4️⃣ I cibi nel biberon sono calorie liquide, che sono più facili da assumere in grandi quantità. L’assunzione continua di calorie in eccesso può portare a sovrappeso e obesità.
L’Italia è uno dei paesi d’Europa con il più alto tasso di obesità infantile: su un campione di 50mila bambini di terza elementare, il 20,4% è in sovrappeso e il 9,4% è obeso.

5️⃣ Il cibo nel biberon può causare carie, soprattutto quando viene somministrato prima della nanna, saltando la pulizia dei denti.

In effetti, dare le pappe da un biberon è molto più facile che insegnare ai bambini a mangiare cibo solido, ma il nostro obiettivo non è fargli assumere grandi quantità, ma aiutarli ad instaurare un sano rapporto con esso. Il cibo nel biberon sicuramente non contribuisce a questo.

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Perché’ il bambino non mangia?

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Perché' il bambino non mangia

Ecco l’eterno incubo di mamme e le nonne 🙈. I pediatri, poi, aumentano il carico, quando parlano di sottopeso e aumento di peso fuori scala…

Ecco alcuni motivi per i quali i bambini potrebbero non mangiare, che a volte non sono così evidenti:

❗ Il bambino ha recentemente spizzicato qualcosa o addirittura lo fa continuamente tutto il giorno.

Non dimenticate che il bambino ha bisogno di tempo per avere fame. Cercate di fare una pausa di almeno due ore tra i pasti.

❗Il bambino non sa come mangiare quello che gli proponete.

Forse non vi ha mai visto mangiare quel piatto oppure un prodotto familiare viene servito in modo insolito e lui non capisce come approcciarlo. La migliore soluzione a questo problema è mangiare insieme a lui. Mangiate sempre lo stesso cibo con i vostri figli.

❗C’è troppo cibo nel piatto.

Questo può spaventarlo, creando una certa pressione psicologica. Tutti saranno contenti se il bambino chiederà il bis, giusto? Pertanto, offrite piccole porzioni e aggiungetene man mano che lui mangia e solo se lo richiede.

❗Non è seduto comodo a tavola.

Spesso i bambini “non si siedono a tavola” proprio perché stanno scomodi nei loro seggiolini. Controllate se la sedia è comoda, se ha un poggiapiedi. Assicuratevi che sia ad un’altezza giusta rispetto al tavolo. Controllate se le cinture non sono troppo strette e se sta comodo di schiena. Mettetevi nei suoi panni e valutate quanto sia idonea la sua postazione.

❗Problemi di digestione.

Costipazione, diarrea, aerofagia: tutto ciò provoca disagio e riduce il desiderio di mangiare. Analizzate la situazione da questo punto di vista e regolate, se necessario, la dieta sua, perché vada di corpo più regolarmente.

❗La sua temperatura corporea non è ideale.

Anche questo riduce l’appetito. Sia d’estate che d’inverno, cercate di vestire adeguatamente vostro figlio anche in base alla vostra percezione di caldo o di freddo.

❗Il bambino è troppo stanco e, paradossalmente, anche quando è troppo affamato

In questo caso, la troppa fame non coincide con l’abilità di mangiare che non è ancora sviluppata a tal punto da sfamarsi velocemente, creando un senso di frustrazione e spesso pianto. 

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Integratori per bambini

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Integratori per bambini

In questo articolo parleremo di un argomento delicato e controverso. Partiamo dal presupposto che ogni genitore vuole il meglio per il proprio figlio e cerca di evitare carenze di vitamine e minerali nel loro corpo. A tal proposito, circondati da messaggi pubblicitari fuorvianti, i genitori decidono di dare ai propri figli integratori di vitamine e minerali, intimoriti da eventuali carenze.

La prima verità è che possiamo ottenere quasi tutte le vitamine e i minerali necessari, nella giusta quantità, da una dieta equilibrata. Ciò significa che, se si segue una dieta varia ed equilibrata, molto probabilmente il nostro organismo riceverà ciò che gli serve, nelle giuste quantità.

Unica eccezione è la vitamina D. L’organismo ne riceve troppo poca dal cibo e ne assume la maggior parte dall’esposizione al sole. Poiché la quantità di sole durante l’anno varia da regione a regione, è importante, sia per gli adulti, sia per i bambini, assumere vitamina D integrativa, in base alle raccomandazioni locali.

‼️Non assumete mai vitamine e integratori alimentari senza indicazioni. Per prima cosa dovreste avere sintomi di una carenza, che solo un esame del sangue può confermare. Solo allora potrete, sotto indicazione medica, assumere il farmaco appropriato al dosaggio raccomandato dallo specialista.

‼️Non superate mai la dose giornaliera indicata. Questo non aiuterà a colmare il deficit più velocemente. Il nostro corpo è in grado di assorbire quotidianamente una quantità limitata di vitamine e minerali.

‼️Ricordate che un eccesso di oligoelementi nell’organismo può essere più pericoloso della loro mancanza. Il sovradosaggio a lungo termine ha un effetto dannoso principalmente per il fegato, può creare problemi al sistema cardiovascolare e al tratto gastrointestinale.

Per evitare carenze, analizzate la vostra dieta. Includete 5 porzioni di frutta e verdura al giorno? Potete usare il principio dell’arcobaleno quando le scegliete, per garantirne la varietà.

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5 errori dello svezzamento

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5 errori dello svezzamento

Siamo umani e commettiamo errori, è normale. Ho raccolto per voi i 5 errori più importanti e frequenti che si commettono durante lo svezzamento:

1️⃣ Far mangiare il bambino separatamente dalla famiglia

Se il bambino non partecipa mai ai pasti familiari, sarà difficile per lui capire come interagire con il cibo: come metterlo in bocca, come masticare e deglutire. Il bambino non svilupperà fiducia nei pasti e nel cibo stesso. A questa età, l’unica cosa che il bambino percepisce come sicura, è ciò che fanno i suoi genitori. Mangiate, quindi, sempre insieme e mostrategli con un esempio personale: come portare il cibo alla bocca, come usare le posate, come bere dal bicchiere.

2️⃣Offrire sempre gli stessi piatti

Introducendo lo stesso prodotto per una settimana intera, ad esempio, uccide l’interesse dei bambini per il cibo, limita la loro capacità di sperimentare nuovi gusti e consistenze e porta a un’elevata selettività alimentare.

3️⃣Mangiare cibi diversi per i grandi e per i bambini

Ad esempio: una bistecca per voi e broccoli per il bambino. Loro vogliono essere come voi, si fidano del mondo perché i loro genitori si fidano di esso. Come farà un bambino a mangiare dei broccoli se mamma e papà non li mangiano?

4️⃣Evitare che il bambino tocchi il cibo

Il contatto tattile con gli oggetti che lo circondano è il suo modo di conoscere il mondo che lo circonda. Se un bambino viene privato di questo contatto, si genera un “buco”nelle sue informazioni. Inoltre, aumenta il rischio di sviluppare la paura del cibo e intolleranze a determinate consistenze.

5️⃣Forzarlo a mangiare la porzione ad ogni costo

I bambini hanno una straordinaria capacità di autoregolazione: riconoscono, quando sono affamati e quando sono sazi, sono in grado di fermarsi quando è il momento giusto. I nostri tentativi di dar loro da mangiare tutta la porzione “indicata” danneggiano questo meccanismo. Il bambino smette di sentire i segnali del suo corpo, inizia a mangiare troppo, il che porta a sovrappeso e obesità e ne soffrirà per il resto della sua vita.

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Tabelle per lo svezzamento

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Tabelle per lo svezzamento

Ancora oggi molte madri vanno alla ricerca delle tabelle per lo svezzamento o utilizzano quelle proposte dal pediatra, seguendole rigorosamente.

🔥Purtroppo devo deludervi: l’OMS non indica alcuno schema rigoroso per l’alimentazione complementare. Tutto ciò che trovate su Internet chiamato “tabelle svezzamento OMS” è un falso. L’OMS è un’organizzazione internazionale, non può dare raccomandazioni uniformi per prodotti specifici, perché la loro disponibilità varia in base all’area geografica di appartenenza.

🔥Informazione shock: la “necessità” di introdurre 1 prodotto per 7 giorni di fila è un falso mito. Non esiste un solo studio che possa dimostrare l’utilità di questa pratica. L’OMS dice che ad 1 anno, il bambino dovrebbe mangiare principalmente a tavola con la famiglia. Se introducessimo 1 prodotto a settimana, dai 6 mesi in poi, arrivati ad 1 anno, avremmo introdotto 24 prodotti. Non è poco secondo voi, perchè si possa poi condividere con il bambino, il cibo della famiglia?

🔥 Non esiste una sequenza rigida di introduzione dei prodotti. Non importa cosa offrite per primo: frutta o verdura, pasta o riso, carne di coniglio o di tacchino. L’unica vera cosa importante è che ad ogni pasto ci sia un prodotto ricco di ferro.

👍 Ad ogni pasto, offrite al bambino più prodotti contemporaneamente. In questo modo, gli darete una scelta e aumenterete la probabilità che mangi almeno una parte della proposta.

🌶Il nostro obiettivo: far conoscere al bambino la massima varietà di gusti e consistenze. Pertanto, ogni giorno potete e dovete offrire più prodotti includendone uno nuovo.

⚡Quando scegliete i prodotti, non lasciatevi guidare dalle tabelle di introduzione, bensì preferite quelli di stagione disponibili nella vostra regione.

‼️ Detto ciò, ogni famiglia creerà la propria “tabella” di introduzione degli alimenti complementari adatti al proprio figlio, che sarà il più possibile vicino alle abitudini e tradizioni della famiglia.

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Minestre: servono davvero?

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Minestre: servono davvero?

In Italia le minestre della nonna sono spesso il piatto più gettonato sulle tavole dei bambini piccoli.

Questo è comprensibile: dopo averla preparata una volta, ci scordiamo di cucinare per tre giorni 😅. Inoltre, è credenza comune, che il cibo caldo e liquido migliori la digestione e aiuti a risolvere la stitichezza.

Ma le minestre sono così necessarie e utili come si usa credere?

Molto probabilmente vi sorprenderò, ma le zuppe sono molto sopravvalutate 🤷.

❗Durante la loro lunga cottura, una grande parte delle vitamine (soprattutto la vitamina C) nelle verdure vengono perse.

❗Come scrive l’OMS nelle sue raccomandazioni, la zuppa ha una “bassa densità energetica e nutritiva”. Cioè, per ottenere gli stessi nutrienti, il bambino ha bisogno di mangiarne molta di più rispetto ad altre pietanze.

❗Proprio perché ha una consistenza non molto comoda da gestire, ai bambini spesso non piace e ne mangiano poca🤦.

❗ Contro la stitichezza serve mangiare fibre (frutta e verdura) e bere molta acqua. Non serve mescolare tutto in un unico piatto 🤭.

Cosa fare quindi? Abbandonare del tutto zuppe e minestre?

✅ Se fanno parte della vostra dieta e di quella del bambino e piacciono a tutta la famiglia, allora continuate a cucinarle. Di seguito vi dirò come renderle più nutrienti.

❌Se di solito non le mangiate, allora non iniziate “per il bene del bambino” 😉. Non ne vale la pena.

Suggerimenti dell’OMS su come rendere zuppe e minestre più nutrienti:

✅ Rendetele più dense
✅ Aggiungete olio d’oliva
✅ Aggiungete cibi ricchi di proteine ​​(carne, pesce, legumi, uova e cereali)

Come offrire zuppe e minestre (se le mangiate) durante l’autosvezzamento?

🔥 Potete mettere la parte solida separatamente su un piatto e versare il brodo in un bicchiere o ciotolina da bere comodamente

🔥 Potete cucinare la zuppa e passarla come vellutata per renderla più densa, è più facile da mangiare.

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