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Hai mangiato?!

Confessate, chi di voi pecca nel chiedere al proprio figlio, appena esce da scuola o dall’asilo, se abbia mangiato a pranzo? Scommetto che molti lo fanno senza rendersi conto del vero significato.

E’ piuttosto comprensibile: un genitore pensa sempre a soddisfare i bisogni primari del proprio figlio e la nutrizione è uno di questi. Quando siamo con i nostri bimbi, sappiamo esattamente cosa hanno mangiato nell’arco della giornata, ma quando sono a scuola, ecco che scatta l’ansia del “hai mangiato?”

Proviamo a riflettere su come i nostri bambini percepiscono questa domanda, che come prima cosa, viene posta dopo una separazione lunga una giornata.

Quando ci rivedono dopo tutto questo tempo, quale sarà il loro primo pensiero? Sicuramente la cosa più importante che gli è successa: hanno fatto una cosa particolarmente divertente a scuola, hanno scoperto qualcosa di nuovo, si sono fatti male, hanno conosciuto un bambino nuovo che gli è piaciuto… Di solito, non vedono l’ora di buttare fuori queste forti emozioni e di condividerle con noi.
E noi cosa facciamo invece? Con la domanda “hai mangiato” posta per prima, trasmettiamo a nostro figlio, che quella è la cosa più importante per noi.
Non come si sente, non cosa prova o cosa ha vissuto…ma se ha mangiato!
Il bambino percepisce così l’importanza che hanno per noi i suoi pasti, subendo tutta la nostra ansia facendola sua. Non vive più i pasti con serenità e spontaneità, ma sente il peso delle nostre aspettative.

Soprattutto per i bambini che già hanno un rapporto “difficile” con il cibo, quest’ansia è percepita e subita ancora di più. Più ansia proviamo, meno il bambino mangia e più aumenta la nostra preoccupazione…un cane, che si morde la coda.

Cosa e come fare? Non chiedergli più se ha mangiato a scuola? Sicuramente non come prima domanda. Ma poi, a cosa serve saperlo? Un bambino affamato sa dire al genitore se ha fame, giusto? Capirete così se ha mangiato poco. Insomma, facciamo scendere il livello d’ansia attorno ai pasti, ciò farà bene sia a noi, sia ai nostri figli.

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